Carissimi Gianni e Fiorella,
ieri sera, ascoltando e guardando Giovanni, immerso nell’esecuzione della parte solista del concerto di Tchaikovsy , dicevo tra me: Sono tornati gli dei !
Ho capito ieri sera che suonare a quel livello non significa eseguire ma inventare , poiché noi dobbiamo credere all’eccedenza dell’opera d’arte, nel senso che nessuna interpretazione è esaustiva del suo significato e chiunque l’avvicina aggiunge qualcosa al suo splendore, che è esattamente il suo mistero poiché, come di ogni opera creativa, come la nascita di un figlio o lo spuntare del cosmo dal nulla, le origini sono avvolte nel mistero e il mistero fa parte integrante dell’opera stessa.
Così ho ascoltato, anzi ho partecipato, all’interpretazione di Giovanni.
Quando poi il suo parroco, mons. Adriano Cevolotto mi ha ricordato che sono stato io, da Vicario Generale, il ministro della cresima a Castelfranco, quando Giovanni in III media, a 14 anni, ha ricevuto il sacramento della confermazione, mi ha preso una commozione intensa poiché il dono e la natura divina dello Spirito Santo è la capacità e la grazia di portare vicino ciò che è lontano, di dar voce a ciò che è muto (come uno spartito) , di comunicare ciò che è assoluto e indicibile.
Ho capito un’altra cosa, carissimi amici : ho capito che la musica confina col silenzio e mi parevano insufficienti e, insieme, eccessivi, gli applausi. Ho solo da formulare auguri alla stupenda adolescenza di Giovanni e alla sua incipiente giovinezza , perché solo un’anima libera e pura può avvicinarsi e avvicinarci al mistero.
Grazie a voi per la generosità e la tenacia con cui alimentate la passione per la musica a Treviso , per la capacità di coagulare attorno a questa essenziale pedagogia della bellezza, i talenti di futuri musicisti e la generosità di chi legge il futuro come un percorso di piccoli/grandi passi della bellezza che è capace di contagiare e di trasformare anche gli aspetti più duri della nostra storia, trasfigurandoli in speranza di bene e di felicità. Con affetto e riconoscenza
Mons. Giuseppe Rizzo, già Vicario Generale (TV)- spettatore